Coffeeshop, partita aperta

Il commento di Tom Blickman (Transnational Institute, Amsterdam) al voto olandese
La rubrica di Fuoriluogo sul Manifesto
Mercoledi, 3 ottobre 2012

tom-blickman3Contrariamente alle aspettative, le elezioni olandesi di settembre non sono state decisive per il futuro dei coffeeshop. I partiti a favore delle restrizioni ai coffeeshop (o addirittura per la loro abolizione) hanno ottenuto 77 seggi su 150, mentre i contrari al cannabis pass e/o a favore della fornitura legale di cannabis ai coffeeshop ne hanno ottenuti 73. E per governare c’è bisogno di una coalizione.

I coffeeshop, dove è tollerata la vendita di cannabis ai consumatori, risalgono agli anni 70. Da allora è rimasto insoluto il problema del “retrobottega”(back door): i proprietari sono costretti a procurarsi la sostanza sul mercato illegale, commettendo reato quando riforniscono il loro locale.

I partiti della sinistra e del centro sinistra sono tutti a favore della legalizzazione della fornitura ai coffeeshop. Il blocco dei partiti cristiani (ridotti a 21 seggi, il peggiore risultato mai avuto)è a favore dell’abolizione totale dei coffeeshop, mentre il PVV (il partito xenofobo di Geert Wilders) e il VVD (il partito liberal-conservatore) sono favorevoli al cannabis pass: il pass non è concesso agli stranieri non residenti, mentre i residenti che vogliono frequentare i coffeeshop sono obbligati a registrarsi come se si trattasse di un club privato.

Con le elezioni, il governo di destra ha perso la maggioranza parlamentare. Il prossimo governo sarà probabilmente formato dal VVD e dai socialdemocratici (PvdA), forse con un terzo partito: i liberali-progressisti del D66 (a favore della legalizzazione) o i cristiani democratici (per l’abolizione dei coffeeshop). Sarà l’attuale primo ministro Mark Rutte del VVD (il partito che ha guadagnato di più) a condurre i negoziati per formare il nuovo governo. Non è chiaro che cosa accadrà ai coffeeshop, visto che i due principali partiti che hanno vinto le elezioni (VVD e PvdA) hanno idee opposte in merito. Ambedue devono però trovare un terreno d’intesa: c’è bisogno di un governo stabile per affrontare la crisi finanziaria e l’integrazione europea.

Il pass è entrato in vigore il 1 maggio nelle tre province meridionali del paese, al fine di limitare il “turismo della cannabis”, con il relativo disturbo alla quiete pubblica fino a tarda notte, gli ingorghi stradali e lo spaccio illegale; col 1 gennaio 2013, il pass dovrebbe entrare in vigore in tutta l’Olanda. Già se ne evidenziano gli effetti controproducenti: lo spaccio illegale è di molto aumentato, la separazione dei mercati fra droghe leggere e pesanti sta scomparendo, così come il limite di età per il consumo, che nei coffeeshop era rispettato.

Il futuro della politica della cannabis è in gran parte nelle mani del VVD. Fino a due anni e mezzo fa, i liberal conservatori erano a favore della legalizzazione del “retrobottega”. In seguito hanno cambiato posizione per formare un governo coi Cristiani Democratici, col sostegno esterno della formazione islamofoba di Geert Wilders (tutti e due per la chiusura totale dei coffeeshop). C’è qualche segnale nuovo, a giudicare dalle parole del sindaco di Maastricht del VVD, in passato grande sostenitore del pass, ma che ora sembra tornare sui suoi passi.

Se i due principali partiti, oggi su posizioni opposte, non saranno in grado di trovare un accordo, la politica della cannabis potrà restare fuori dal programma di coalizione: starà allora ai partiti, e anche ai singoli parlamentari, assumere le proprie posizioni in parlamento.

Il testo completo in inglese sul blog del TNI.